La regione di Big Sur in California - a sud di Monterey, vera meraviglia della natura – fu per lungo tempo un luogo impenetrabile ed inesplorato. Malgrado la colonizzazione da parte spagnola nel secondo ‘700 (loro è il nome del luogo, El país grande del sur ), un certo uso industriale nell’800 (per il legname) e una maggior accessibilità dagli anni’40 con la costruzione di una grande strada, il luogo mantenne parte i suoi caratteri primigeni, restò pochissimo abitato e con gli anni ’50 e ’60 iniziò ad attirare scrittori, artisti, adepti delle filosofie orientali e della nascente New Age, mistici e bohémiens di ogni genere. Bref: Big Sur divenne posto di riferimento della controcultura negli USA.
Charles Lloyd (che vi si fissò negli anni ’70) e Bill Frisell hanno dedicato alla regione una propria visione musicale. Il primo con l’introvabile album Big Sur Tapestry del 1979 (per flauti e oboe solo) e il classico ECM in quartetto Notes from Big Sur del 1992, il secondo con un omonimo album del 2013 al crocevia dei più diversi generi della musica americana.